sabato 14 giugno 2008

random thoughts

Non è la mancanza dell'Atto - risolvibile in diversi modi - a logorare l'animo e la serenità, quanto l'assenza di una presenza capace di condividere, di motivare e spronare. è l'aprire gli occhi e vedere solo un cuscino, un mucchio di vestiti o il semplice bianco pallido della parete, o il semplice nulla del buio della notte; è il sentire la solitudine ed il ricordo come uniche (non)presenze... ricordo di luoghi, tempi e persone che sembrano ormai lontani una vita.
è questo non essere, non avere ma desiderare, che sembra mangiarti dentro fino al midollo. Quel maledetto senso che, nel dormiveglia, ti fa sembrare di essere da un'altra parte e che sparisce nel momento stesso in cui diventi consapevole di ciò che ti sta facendo immaginare, lasciandoti con un niente.

E quando anche i ricordi vanno scemando, spariscono nell'oblio maledetto del nulla, che tutto sembra perduto, che la voglia di fare, di essere viene meno, fino a ridurti a fare domande che non hanno, alla fine, senso d'esser poste ma per le quali cerchi disperatamente, costantemente ed assiduamente risposta. sono le domande, che ti fanno andare avanti. è la ricerca di quel qualcosa che manca, che senti di dover avere, di dover fare, che ti fa pensare che forse c'è ancora speranza.

Ma, alla fine, ha un senso tutto ciò? ha senso cercare? ha senso sperare? ha un senso porsi delle domande a risposte che non si avranno mai, o avere risposte a domande delle quali non si riesce nemmeno a focalizzare l'origine ed il significato?

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